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"EL PORTUGUES"

Paulo Futre

Livros d'Hoje - 2011

Paulo Jorge dos Santos Futre non è il miglior calciatore che ho visto giocare, ma è probabilmente quello che ho visto giocare meglio. Non so se sia una deformazione nella mia memoria – vagamente presbite - delle circa 350 partite di serie A vissute da spettatore, ma ricordo che mi fece una grande impressione in una gara giocata a Cagliari con una Reggiana già retrocessa. 

In questo libro, che ha avuto un sequel, Futre ripercorre innanzitutto la sua infanzia a Montijo (con poca scuola, un improbabile impiego di apprendista fabbro e tanto pallone) e poi le varie fasi della carriera di calciatore.

Già esuberante di suo, Futre ha avuto una vita estremamente movimentata fin da quando il suo talento e l’incredibile bocciatura ricevuta da John Benjamin Toshack causarono il trasferimento dallo Sporting Lisbona al Porto, con conseguenti rivolte e minacce da parte dei tifosi di entrambe le squadre. In seguito, il prestigio portato al Portogallo hanno portato addirittura il giocatore nel mirino dell’Eta.

Con dovizia di particolari viene descritta l’affermazione al Porto (culminata con la Coppa dei Campioni del 1986) ed il Pallone d’oro perso per un voto (quello del giurato portoghese di France Football, che andò a Gullit). Curiosissimo anche il racconto del contratto firmato con l’Inter di Ernesto Pellegrini durante il Mundialito per club del 1987; l’accordo durò solo due giorni per l’intervento di un personaggio risultato poi assolutamente centrale nell’ esistenza di Futre, ovvero il costruttore Jesus Gil y Gil. Per vincere le elezioni alla presidenza dell’Atletico offrì al Porto ed al giocatore il doppio di quanto era stato pattuito con l’Inter, oltre alle penali in caso di mancato ottenimento della carica.

In buona parte del libro si ritrova il lunghissimo rapporto di amore-odio tra i due, costellato di mille liti ed altrettante riappacificazioni, fino alla morte del presidente (descritta in un apposito e toccante capitolo). I racconti dei litigi, spesso riportati in taglienti virgolettati, sono estremamente divertenti e rappresentano una delle parti più importanti del volume.

Un’altra costante nella carriera di Futre, che trova ampio spazio nella narrazione, è stata rappresentata dai dissesti finanziari dei club in cui ha militato. A quelli dell’Atletico Madrid, infatti, sono seguiti quello del Benfica (altro trasferimento molto contestato dai tifosi) e soprattutto quello dell’Olympique Marsiglia di Bernard Tapie, che lo mise nelle condizioni di accettare l’offerta della Reggiana, per evitare l’incubo del servizio di leva che lo tormentò a lungo e gli fu, dopo vari anni, risparmiato con un’ordinanza presidenziale.

L’esperienza italiana viene descritta come piacevole a livello umano ma è inevitabilmente segnata dal grave infortunio al ginocchio che pose sostanzialmente fine alla carriera del portoghese; l’operazione eseguita a Verona non ebbe un buon risultato e le ultime stagioni al Milan, al West Ham ed in Giappone mostrarono solo lampi del vecchio campione.

In realtà, un gustosissimo episodio narrato all’inizio del libro ricorda che, diversi mesi dopo essere divenuto dirigente dell’Atletico, Futre fu convinto a tornare a giocare da Radomir Antic, dopo una partitella in cui fu chiamato per fare numero ed in cui strabiliò tutti. Il tentativo non ebbe, tuttavia, lungo seguito.

Anche il racconto dell’esperienza dirigenziale risulta molto interessante, perché mostra come l’Autore ha saputo mettere a frutto le competenze e soprattutto l’esperienza maturata sul campo.

Particolarmente intrigante e ricco di colpi di scena è, poi, il capitolo dedicato al ruolo di mediatore prestato da Futre nel trasferimento di Luis Figo dal Barcellona al Real Madrid.

Nel complesso, si tratta di un libro estremamente intenso, condito da innumerevoli aneddoti e da particolari personali (talvolta perfino intimi) che ben descrivono la vita e la personalità dell’Autore.

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