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"IL RE A NUDO"

Michel Platini 

Baldini e Castoldi - 2020

Ho iniziato a leggere questo libro il 21 Giugno – 65mo compleanno dell’Autore – e l’ho fatto essenzialmente per saldare un debito di riconoscenza.

E’ difficile spiegare a chi non lo ha visto giocare cosa ha rappresentato Michel Platini.

Come valore assoluto è considerato vicino ai migliori di sempre, il primo dei non Eletti; ma, a differenza di altri grandi del passato, nessuno si chiede se Platini potrebbe giocare nel calcio moderno, perché lui era già postmoderno.

Da quando ha smesso abbiamo rivisto molte delle sue prodezze in giocatori più giovani, più forti fisicamente; la sua grandezza però è stata averle inventate e dispensate con una frequenza sublime, soprattutto quando servivano.

Chi, come me, ha tifato per le squadre in cui giocava aveva una sorta di polizza assicurativa: raramente finiva una partita (specie se importante) senza lasciare un segno della sua classe; se poi era il caso di farlo da centrocampista o da attaccante, di forza o di precisione, con gol o con assist, lo decideva lui, di volta in volta.

Ecco, dunque, perché ho scelto di iniziare un libro che tratta un argomento non proprio allettante come il racconto della vicenda giudiziaria che ha portato alla condanna di Platini da parte di una commissione interna della FIFA, ed in seguito all’assoluzione in sede penale da parte della magistratura svizzera.

Partendo dalla fine della carriera di calciatore e dalla fugace esperienza di commissario tecnico della nazionale francese, l’Autore racconta il progressivo coinvolgimento nelle istituzioni calcistiche, l’iniziale e non breve sodalizio con il potente Joseph Blatter, la contrastata elezione a presidente dell’UEFA e la fatale aspirazione a divenire capo della federazione internazionale.

Il libro La partita di Paolo Triellini descrive in maniera accurata lo spaventoso intreccio di interessi politici ed economico-finanziari di cui la FIFA è insieme espressione e gestore. In termini di importanza e prestigio, la carica di presidente è assimilabile solo a ruoli di governo negli Stati più importanti del mondo.

Non sorprende, dunque, che essa sia stata difesa con i denti per tantissimi anni prima da Joao Havelange e poi da Joseph Blatter; e che la successione di quest’ultimo, più volte annunciata e rinviata, avesse attivato da tempo una serie di lotte intestine e di dossieraggi che hanno infine colpito il candidato più accreditato, ossia appunto Platini.

Il suo programma, illustrato diffusamente nel precedente libro Parliamo di calcio, è basato sull’attribuzione di un ruolo decisionale centrale ai giocatori ed in generale sulla tutela dello spirito ludico e della competizione nel calcio, contro gli assalti della tecnologia e della finanza. Più precisamente, i punti essenziali sono costituiti dal fair play finanziario e dal rifiuto di eccessivi ausili tecnologici agli arbitri (ok i sensori; il VAR solo in casi particolari). Il primo intende da un lato di evitare oligopoli, e dall’altro aiutare le stesse società del “G14” a scongiurare esposizioni eccessive; il secondo punto è volto a scongiurare lo snaturamento del giudizio arbitrale e dei tempi di gioco, anche perché non sempre le immagini riviste a posteriori offrono un contributo decisivo.

Non si tratta, tuttavia, di un programma totalmente conservatore; Platini, infatti, rivendica la primogenitura di alcuni importanti cambiamenti (come il divieto per il portiere di toccare con le mani i retropassaggi dei compagni, da lui suggerito ad Havelange dopo le clamorose perdite di tempo dell’Egitto contro l’Irlanda ad Italia 90) e ritiene che altre sue proposte innovative siano state erroneamente rigettate (il tempo effettivo, ad esempio).

In ogni caso, verosimilmente non è stato solo il merito delle proposte di Platini a creargli dei nemici dentro e fuori la FIFA.

Oltre a Blatter (di cui nel libro si traccia un quadro alquanto fosco), Platini menziona numerose persone che gli hanno manifestato ostilità (tra esse, Maradona) o hanno ritirato promesse e sostegno nel momento della caduta (da ultimo lo stesso Infantino, poi eletto presidente).

Le accuse hanno riguardato essenzialmente un pagamento ricevuto da Platini nel 2011 (anni dopo le prestazioni che rese alla FIFA come consulente) e la scelta di appoggiare la candidatura del Qatar per i mondiali 2022, contro quella degli Stati Uniti.

Entrambe le vicende vengono descritte con dovizia di particolari, e non è certo dal libro che ci si può fare un’opinione. Come ricordato, sia l’istruttoria della magistratura svizzera (come, prima, quella della Commissione Garcia USA) non hanno rilevato alcun illecito; rimane, invece, la condanna inflitta dalla Commissione etica FIFA, che Platini contesta ferocemente.

Nel complesso, non posso dire che il libro mi sia piaciuto (l’ho letto, invero, con discreta fatica), ma neanche che si sia rivelato una delusione, dato che l’argomento trattato era chiaramente complesso e non troppo coinvolgente.

Mi aspettavo un po’ di più per quanto riguarda gli aneddoti della vita calcistica, inseriti nel libro dall’Autore per descrivere i tratti della propria personalità (tenacia, rigore, fantasia) rimasti invariati nella sua carriera di dirigente. Mi farò bastare quei pochi, gustosi episodi che ha citato; e la soddisfazione di aver, se non ripagato, almeno ridotto il debito contratto all’età di nove anni.

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