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"IL SOGNO DI FUTBOLANDIA"

di Jorge Valdano 

Oscar Mondadori - 2004

Si tratta di un libro assolutamente splendido, in cui il calcio è raccontato con una straordinaria carrellata di ritratti e di storie.

Jorge Valdano nel suo sport è stato un po’ tutto: grande giocatore, buon allenatore, poi dirigente, editorialista, commentatore televisivo, scrittore. Dotato di notevole intelligenza, ha abbinato le performances agonistiche ad ottime letture. Ciò non sempre ha giovato alla sua reputazione, ma gli ha consentito di mixare aneddoti tratti dalle sue mille esperienze dirette con frasi di grandi scrittori,  la citazione alta con l’episodio di campo o l’aneddoto di spogliatoio. Ed anche in questo libro lo fa con l’eleganza, la semplicità e l’ironia che lo rendono probabilmente la firma più raffinata della letteratura sportiva contemporanea. I primi due capitoli ed il quarto si riferiscono alle principali tradizioni calcistiche mondiali: si parte con quelle sudamericane (Brasile ed Argentina, ma anche Colombia, Messico, Uruguay), per poi passare a quelle europee (Francia, Italia, Olanda, Portogallo, Germania, Inghilterra e dintorni, più camei dedicati a Paesi nordici e dell’Est). Ognuna di loro è descritta con i suoi caratteri fondamentali e con bellissimi ritratti dei giocatori più rappresentativi, in cui Valdano ha dimostrato anche in successivi libri una particolare abilità. Tra i nomi più in vista si possono citare Pelè, Zico, Romario, Ronaldo, Roberto Carlos, Rivaldo; Maradona, Ortega, Bochini, Redondo, Veron; Valderrama, Higuita; Zidane, Cruyff, Davids, Bergkamp, De Boer; Del Piero, Scirea, Baresi; Figo, Matthaeus, Owen, Laudrup, Koller, Hagi; Camacho, Butragueno, Michel, Sanchis, Guardiola ed ovviamente il prediletto Raul.

Il terzo capitolo riguarda i vari ruoli in campo: il portiere con le sue solitudini e le sue mattane; i difensori e la loro evoluzione nel calcio moderno; le varie tipologie di centrocampisti; la centralità degli attaccanti.

Si passa poi, nel quinto capitolo, agli allenatori, ma in realtà qui più che un’analisi generale c’è una requisitoria contro i modelli difensivisti e “risultatisti” del calcio moderno: una crociata in cui Valdano è impegnato da anni e che gli ha attirato nel tempo molte simpatie ed altrettante critiche. Per molti versi, prima insieme a Cruyff ed ora con l’avvento di Guardiola, Valdano rappresenta il difensore, l’alfiere ed il cantore del gioco bello, coraggioso, offensivo, in contrapposizione a modelli più “tradizionalisti”. Il culto della tecnica (saper giocare “a pallone”, prima che “a calcio”), il rifiuto della contrapposizione bel gioco–risultato, l’accettazione del rischio sono temi molto attuali ed in buona misura accettati e vincenti in questa
fase del calcio. Considerata la dimensione “globalizzata” che esso ha assunto, e la conseguente necessità di attrarre appassionati e mercati, l’idea di fondo è che oggi vincere non basti più: occorre anche affascinare, avere un’identità, offrire spettacolo (di questo Valdano parla mirabilmente nel libro El Juego Infinito, pubblicato dopo il mondiale brasiliano del 2014).

Gli ultimi due capitoli sono abbastanza brevi. Il sesto si riferisce a “quelli che non giocano” (dirigenti, arbitri, tifosi); il settimo è un’intervista fatta a Valdano sul calcio italiano, che fa il paio con quella fatta dall’Autore a Cruyff, contenuta nel secondo capitolo. Segue un’ultima parte di “appunti sparsi”, con riflessioni sempre gradevoli.
Molto bella anche la prefazione di Gianni Mura, che per Valdano aveva molta ammirazione. C’è da scommettere che il maestro Brera sarebbe stato molto meno entusiasta…

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