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"PARTIDO A PARITDO - SI SE CREE SE PUEDE"

Diego Pablo Simeone

Plataforma Editorial- 2019

Quella ora in commento è la decima edizione di un libro che nel tempo ha subìto notevoli cambiamenti.

Nato con il titolo El efecto Simeone, il volume illustrava i princìpi base del cholismo nei primi anni di esperienza alla guida dell’Atletico Madrid, dopo il periodo trascorso in Argentina. Con il passare del tempo sono stati aggiunti altri contributi ed è stato modificato il titolo; infine, l’ultima versione ha aggiunto in appendice tre paragrafi dedicati ai due trionfi in coppa del Re 2012/13 e nella Liga 2013/14, ed alla finale di Champions persa in maniera rocambolesca contro gli eterni rivali del Real Madrid.

In precedenza, il libro si sviluppa in sei agili capitoli.

Il primo è dedicato alla leadership, che Simeone ritiene una caratteristica innata, riconosciuta da una comunità di persone per la capacità di assumere decisioni ed indicare la direzione di un cammino comune. L’Autore afferma di avere avuto questa dote fin dai suoi inizi della carriera di calciatore, e di averla sviluppata da allenatore in contesti di particolare difficoltà, soprattutto al Racing di Avellaneda (che portò ad una insperata salvezza) e all’Estudiantes (con cui vinse il titolo all’ultima giornata, anche stavolta sul filo di lana, superando il Boca).

In quest’ambito si celebra l’assoluta centralità del gruppo, che non va a discapito dei singoli nella misura in cui questi si identificano con l’obiettivo comune (da ciò derivano alcune regole pratiche, come la richiesta di avere sempre un unico tavolo per i pasti della squadra). Viene, inoltre, rimarcata l’importanza del linguaggio, della coerenza dei comportamenti e della capacità di risolvere problemi, in cui Simeone ritiene di dare il meglio di sé.

Il secondo capitolo riguarda la gestione dei dati motivazionali, che ovviamente per l’Autore assumono una valenza decisiva. Passione, dedizione, coinvolgimento, unità di intenti devono caratterizzare non solo i giocatori, ma tutte le componenti del club, ovvero tecnici, dirigenti e tifosi; e, da questo punto di vista, si può dire che Simeone ha creato a Madrid un modello di rara efficacia. A livello personale, l’Autore spiega come la gestione dei sentimenti (soprattutto positivi) sia assolutamente diversa da allenatore rispetto ai tempi in cui giocava, poiché la responsabilità di guidare un gruppo porta a razionalizzare molto di più gli eventi.

Nel capitolo successivo vengono analizzati aspetti più legati alla filosofia calcistica, ed è difficile non notare una contrapposizione quasi frontale tra le idee di Simeone e quelle di un suo illustre connazionale, ovvero Jorge Valdano. Se quest’ultimo si è caratterizzato negli anni come massimo cantore del gioco bello, tecnico ed offensivo, il Cholo ribalta sull’asse queste convinzioni partendo dal risultato. Infatti, posto come obiettivo quello di vincere le singole partite, a suo avviso ogni strategia utile a tal fine ha la stessa nobiltà, e lo stesso può dirsi per il difendere rispetto all’attaccare.  Non si tratta, evidentemente, di negare la bellezza del calcio armonico (Simeone ammette che il Barcellona di Guardiola è stata la migliore squadra dell’epoca moderna), ma più semplicemente di non considerare quel modello come l’unico da perseguire ed apprezzare.

Le due diverse concezioni, a ben vedere, sono figlie di due affiliazioni totalmente diverse: Valdano, infatti, è inevitabilmente ispirato dal modello dominante del Real, mentre Simeone si muove nel solco della storia colchonera, e ritiene che – anche al di là delle assai differenti disponibilità economiche – l’Atletico debba continuare ad ispirarsi ad essa, costruendo squadre in cui i tifosi possano identificarsi, e dunque basate su contrattacco ed agonismo. Ciò non vuol dire rinunciare al talento dei campioni, ma solo scegliere quelli che sanno giocare “a calcio” (ovvero, che mettono la propria abilità al servizio del gruppo) e non solamente “a pallone” (cioè quelli dediti al puro virtuosismo).

Con lo stesso, ferreo pragmatismo, Simeone considera prioritario mantenere l’equilibrio nei periodi negativi e soprattutto dopo i successi (altro grande merito che ascrive a Guardiola) concentrandosi sui singoli impegni futuri senza fare programmi a scadenza medio lunga (da qui, il titolo del libro).

Nel costruire una squadra, l’Autore ritiene che si debba porre maggior attenzione su un asse portante costituito da portiere (a cui chiedere soprattutto efficacia), difensori centrali e centrocampisti; minor importanza viene attribuita, invece, agli attaccanti.  In seguito, occorrerà trovare la giusta collocazione per ognuno, e qui Simeone evoca la lunga polemica avuta con il Papu Gomez al San Lorenzo: il tecnico gli disse che era meglio fare l’attaccante esterno, perché in Europa non avrebbe mai potuto giocare centralmente, e così fu (fino a un paio di anni fa, almeno...).

Il quarto capitolo contiene brevi profili di alcuni allenatori che hanno segnato la carriera di Simeone (Basile, Bielsa, Bilardo, Passarella) e un’analisi del differente ruolo sociale che il calcio svolge in Spagna rispetto all’Argentina.

Segue un capitolo dedicato alla carriera del Simeone calciatore e l’ultimo, in cui vengono elencati numerosi aforismi che descrivono in maniera evocativa la personalità ed il metodo di lavoro dell’Autore.

Oltre alle menzionate aggiunte in appendice, vanno segnalate anche una bella sezione fotografica e l’interessante prefazione di Luis Aragones (altro personaggio molto legato alla storia dell’Atletico Madrid) che ha allenato Simeone al Siviglia nella stagione 1992/93.

In conclusione, direi che si tratta di un libro assolutamente godibile e ricco di aneddoti, ma che andrebbe forse riordinato, assemblando in maniera più organica le varie parti che nel tempo si sono aggiunte al testo originario.

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