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"TENNIS AUT - QUATTRO SCAMBI TRA TENNIS E AUTISMO"

Andrea Melis 

Europa Edizioni 2021

In questo libro, pubblicato nel 2021 e recentemente premiato nel Concorso Letterario del CONI, Andrea Melis ripercorre le tappe fondamentali della propria vita, alla luce dei due aspetti che l’hanno maggiormente caratterizzata ed indirizzata. Da un lato la grande passione per il tennis, “contratta” in gioventù frequentando il circolo più noto di Cagliari (dove il padre gestiva il punto di ristoro) e poi divenuta una graditissima occupazione prima come giocatore, poi come maestro ed infine come tecnico sia nella Federazione italiana che al seguito di vari giocatori e giocatrici del circuito professionistico (tra essi spicca Tathiana Garbin, che firma la prefazione).

Dall’altro, l’incontro ed il confronto quotidiano con l’autismo non verbale del figlio Federico, che ha portato Andrea Melis ad interrompere la carriera di allenatore per poter seguire da vicino le terapie e prestare le tante necessarie attenzioni. Dopo la diagnosi, infatti, l’Autore e la sua famiglia hanno dovuto imparare a gestire la situazione di “isolamento” di Federico, e ad organizzare ogni fase della giornata in maniera assolutamente standardizzata. Dalla narrazione emerge che, in qualche modo, il fatto di aver dedicato la propria vita ad uno sport così metodico può avere aiutato Andrea Melis a relazionarsi con alcuni aspetti della malattia.

In effetti il tennis, ben definito già nel 1974 Inner game nel celebre libro di Timothy Gallwey, è uno degli sport più complicati ed usuranti a livello mentale, anche perché – salvo il caso delle competizioni per nazioni come la Coppa Davis, che infatti hanno molto avuto spesso esiti assai diversi rispetto ai tornei individuali – esclude qualsiasi supporto tecnico dei coach durante le partite (ed anzi, prevede per esso una specifica sanzione).  Il giocatore deve, dunque, affrontare le difficoltà in sostanziale solitudine, e concentrarsi su gesti tecnici che, sebbene ripetuti migliaia di volte, devono essere sempre scomposti e ricomposti mentalmente, per evitare errori talvolta misurabili in millimetri solo dalla più moderna tecnologia.

Ciò rende necessaria una concentrazione feroce, quasi mistica, che spesso porta i tennisti ad assumere durante il gioco e nelle pause comportamenti stereotipati e ripetitivi, non riconducibili alla mera superstizione. A ciò credo possa aggiungersi che il tennis, per varie sue caratteristiche - tempo non prefissato, differente “peso” dei vari punti, varietà delle superfici di gioco – costituisce una metafora della vita interessante e fedele, ed offre similitudini piuttosto intuitive con l’esperienza quotidiana.

Prima di leggere questo libro avevo una conoscenza estremamente superficiale dell’autismo, appresa per lo più dai racconti di una cara amica e delle rare campagne di sensibilizzazione effettuate a livello nazionale (l’ultima, nei mesi scorsi, per merito del cantante Elio). Naturalmente, nessuna lettura può sostituire o dare un’idea precisa dei tanti sconvolgimenti che la convivenza con una disabilità così grave può portare. Tuttavia, al pari di Vicente Del Bosque nel libro recensito su questo blog, Andrea Melis fornisce numerosi spunti di riflessione su come sia possibile adattarsi a gravi difficoltà, traendone anche occasioni di arricchimento personale. Oltre al racconto delle esperienze maturate in innumerevoli viaggi, nel testo si trovano interessanti opinioni sui modelli educativi e di formazione. Una particolare attenzione è, poi, destinata alla realtà tennistica sarda degli ultimi quarant’anni, che Melis ha attraversato da protagonista.

Nel complesso, considerata la varietà degli argomenti trattati e la narrazione spesso condotta sul filo dell’ironia, si tratta di un libro fruibile da tutti ed assolutamente consigliabile.

 

 

 

 

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