top of page
  • Facebook
Vincere sporco.jpg

"WINNING UGLY  (VINCERE SPORCO  GUERRA MENTALE NEL TENNIS)"

Brad Gilbert e Steve Jamison

Priuli e Verlucca 2013 – Simon & Schuster Ltd 2007

Pubblicato nel 1992, questo libro è diventato in breve tempo un autentico cult nel panorama tennistico mondiale, ed è stato adottato come testo obbligatorio  dagli istruttori sportivi delle migliori università degli Stati Uniti.

Negli anni successivi alla prima uscita sono stati apportati alcuni piccoli cambiamenti, legati a quattro fattori che hanno modificato in maniera significativa il tennis (nuovi materiali di corde e racchette, nuove superfici di gioco, migliore preparazione fisica e l’occhio di falco che elimina i dubbi sui punti controversi); la struttura di base è rimasta, tuttavia, invariata, ed anzi l’Autore afferma che “più le cose cambiano, più rimangono uguali”.

Al successo dell’opera hanno contribuito in buona misura i risultati che Andre Agassi ha conseguito sotto la guida di Gilbert (da numero 32 a numero 1 in poco più di un anno); la partnership tra i due è stata certamente una delle più felici ed importanti della storia del tennis.

Il libro nasce fondamentalmente come manuale pratico per tennisti di club, relativo non ad aspetti strettamente tecnici del gioco (per i quali l’Autore rimanda al contributo di un buon maestro), bensì alla gestione complessiva del singolo match.

In questo senso, il termine ugly contenuto nel titolo può essere fuorviante, e comunque si presta a varie interpretazioni. Esso, infatti, al pari della traduzione italiana (vincere “sporco”), richiama il concetto di brutto, odioso, sgradevole, e sembra pertanto suggerire che Gilbert fornisca un campionario di trucchi più o meno scorretti per vincere le partite. In realtà non è così, se non in minima parte e per lo più in ottica “difensiva”. Risultano, invece, molto più rappresentativi – oltre che complementari – da un lato il concetto di “astuzia” evocato dall’Autore, e dall’altro la traduzione operata da Agassi, secondo cui winning ugly significa “vincere anche se non si sta giocando al meglio”.

Nella sua carriera di giocatore, Gilbert è arrivato a risultati ragguardevoli (numero 4 della classifica ATP) pur senza avere un singolo fondamentale tecnico superiore alla media: servizio abbastanza scialbo (soprattutto la seconda palla), diritto buono ma non eccelso, rovescio mediocre, poca confidenza con i colpi di volo. 

Nel magnifico periodo compreso tra fine anni 70 e metà anni 90 ha dovuto fronteggiare un numero impressionante di giocatori non solo molto più forti di lui, ma anche caratterizzati da stili di gioco completamente diversi (a memoria: Connors, McEnroe, Lendl, Sampras, Becker, Edberg, Stich, Chang, Courier, Ivanisevic, Muster, Wilander, più i vari Mecir, Krajicek, Rios…).

Oltre all’attitudine, quindi, è stata la necessità a farlo concentrare su aspetti del gioco trascurati dai colleghi più talentuosi; ed in questo modo, a parte Lendl, è riuscito a batterli tutti.

Il tema di fondo del libro è quello di stabilire un piano che consenta di massimizzare il profitto dei propri colpi e di ridurre la pericolosità di quelli dell’avversario. Può sembrare un concetto banale e superfluo, ma l’esperienza insegna che è piuttosto trascurato, spesso per pigrizia, per sfiducia nei propri mezzi o al contrario per eccessiva fiducia nelle proprie capacità. Nello specifico, Gilbert fa alcuni esempi illuminanti, riferiti sia al tennis dilettantistico, sia ai campioni più blasonati (ad esempio, Becker che voleva sempre sfidare Agassi da fondo campo; o lo stesso Agassi, che confessa di aver talvolta deciso su che lato servire solo dopo aver lanciato in aria la pallina).

I consigli puntuali per i tennisti di club sono davvero tanti, e tutti molto convincenti; ogni aspetto del match - dalla preparazione della partita ai “ferri del mestiere”; dalla scelta sul sorteggio del servizio al dosaggio dei colpi nella prima fase; dal riconoscimento dei punti chiave alla gestione del vantaggio e dello svantaggio; dall’atteggiamento sul tie break fino alla conclusione – vengono analizzati con grande semplicità e con l’ausilio di esempi tratti dai match di grandi giocatori.   

Naturalmente la lettura di Winning Ugly non trasformerà un normale giocatore domenicale in John McEnroe o in Roger Federer, ma di sicuro può migliorare sensibilmente moltissimi aspetti del suo gioco.

Più in generale, la straordinaria capacità del tennis di rappresentare vari tratti della vita comune consente di adattare alcuni insegnamenti di Gilbert a situazioni quotidiane che portano a confrontarsi con gli altri (non necessariamente in maniera conflittuale: un colloquio di lavoro, un discorso in pubblico, un esame, perfino un corteggiamento), o anche solo necessariamente a perseguire un obiettivo. In questo senso, la conoscenza dei fondamentali del tennis è certamente un presupposto per comprendere appieno il significato del libro, ma la scrittura molto semplice e la vasta anedottica rendono i concetti molto intuitivi perfino per chi – come chi scrive – ha tenuto in mano una racchetta pochissime volte.

Qualche difficoltà si incontra nella versione inglese, per la presenza di molte espressioni gergali di difficile traduzione (non solo legate al tennis). Molto più comodo, dunque, utilizzare la versione italiana.

 

 

 

 

bottom of page